17 mar 2009

La città Negata


analisi socio-urbanistica della mobilità umana (pedonale e veicolare) negli aggregati urbani
(ruolo primario dell'architettura urbana è quello di favorire l'incontro e la socializzazione)


premessa:
scopo dell'articolo è capire come l'urbanistica e l’architettura, vengono spesso "usate", in Italia più che altrove, per escludere di fatto le categorie più deboli dalla vita sociale (bambini, anziani, persone con svantaggi di tipo motorio o sensoriale).
Ingegneri, geometri architetti, urbanisti e amministratori, interpretando le volontà politiche e gli interessi delle classi dominanti, realizzano, consapevoli o inconsapevoli, manufatti per "canalizzare" i cittadini al consumo e per isolare tutti quelli che, o per età, o per povertà o per difficoltà al movimento non possono essere consumatori diretti.

Infatti: Se si costruiscono i quartieri con strade sottodimensionate, come avviene normalmente, queste, non potendo supportare la loro quadruplice funzione di:
1) scorrimento del traffico motorizzato;
2) sosta delle auto;
3) traffico pedonale;
4) spazio relazionale;

saranno automaticamente invase dai mezzi motorizzati, occupando così i luoghi predisposti alla mobilità e alle relazioni umane, riducendoli al ruolo di "scorrimento umano", dequalificando la loro vera e prioritaria funzione: la relazione. Quando non li invaderanno completamente, trasformando il pedone, costretto a camminare sulla carreggiata, al ruolo di "mezzo non motorizzato". E' evidente che questo non comporta solo rischi per l'incolumità fisica, ma anche l'impossibilità alla sosta e all'incontro, delegando questa importante funzione per l'equilibrio psico-fisico a luoghi specifici: la palestra, il cinema, la casa, il centro commerciale, ecc., che sono anche e soprattutto luoghi di consumo. Ed è ancora più evidente che il danno maggiore lo subiranno le categorie più deboli. Se si costruiscono quartieri senza piazze, giardini e luoghi di incontro qualificati, o quando invece vengono realizzati, questi sono spazi di risulta fra un parcheggio e l'altro; si impedisce di fatto la vita di quartiere spontanea, quella fatta di conoscenza reciproca e di solidarietà sui problemi della zona, sull'integrazione delle persone con disagi fisici o psicologici, sulla convivenza fra giovani e anziani, sul rispetto e la protezione del proprio ambiente.
Se si costruiscono edifici senza cortili o luoghi predisposti all'incontro, al gioco dei più piccoli e la "sosta" dei più anziani, si relegano le persone nei loro appartamenti, ostacolando la socializzazione e la solidarietà fra vicini. Il cortile ha un ruolo sociale importantissimo, tanto che lo Stato o la Regione dovrebbe incentivare edilizia di questo genere istituendo sgravi fiscali per i costruttori che adottassero questa tipologia edilizia. Ma ahimè, le amministrazioni incentivano invece la trasformazione dei cortili in parcheggio. Per i più piccoli, il cortile permette i primi passi di autonomia pur mantenendo il "cordone affettivo" con la casa, che per loro rappresenta il mondo della sicurezza e della protezione. Chi è cresciuto in un cortile ricorda sicuramente quando esaurita la propria autonomia, correva a casa con la scusa del bicchiere d'acqua, per ricaricare le proprie "batterie affettive". E sapeva comunque di essere controllato e protetto dagli adulti del condominio. Il cortile era anche il luogo dove la tradizione orale delle conte e delle filastrocche veniva trasmesso dai più grandi ai più piccoli. Per i più anziani, il contatto con i bambini e con i condomini di passaggio, permette di alleviare la solitudine.
Se si costruiscono appartamenti, dove la distribuzione degli spazi è progettata solo in funzione dell'economia di edificazione, che peraltro non mi risulta abbia mai costituito un risparmio per l'acquirente ma solo un maggior guadagno del costruttore, e non per la qualità della vita e dei rapporti umani, allora ci si incontra al supermercato o in palestra.
Se anche nei centri storici non vengono posizionate, anzi spesso tolte, le cosiddette panchine, per far posto ai tavoli dei bar e ristoranti (Roma e Firenze ne sono esempio), questo non fa altro che confermare la tesi iniziale che anche la socializzazione è mercato, e che sicuramente porta un buon business. Ormai le feste dei bambini vengono fatte al McDonalds, e gli adulti si incontrano nei centri commerciali.

Da questa prima analisi, possiamo dunque elencare e meglio specificare le nuove funzioni umane, partorite (o meglio abortite) dagli agglomerati urbani, senza apparente controllo progettuale e amministrativo:

Le nuove funzioni umane:

- passeggiare = scorrimento umano: fino agli anni '50/’60, esisteva una funzione umana, chiamata passeggiata. Questa si svolgeva indifferentemente (riferendomi a Roma), lungo le strade principali dei quartieri, spesso alberate e arredate con panchine. Sempre presente una fontanella. La strada era quindi luogo di incontro, di gioco per i bambini, ricca di vita di quartiere, e le poche auto che passavano erano solo una curiosità momentanea e fuori posto.
Con il dilagare dell'automobile e con il suo stratificarsi di simboli di benessere, virilità e aggressività, questa ha ben presto occupato i posti della relazione umana. E architetti e politici hanno assecondato questo fenomeno; i primi scambiandolo per modernità, ancora in preda dei "fumi" delle teorie futuriste, e i secondi per ragioni di voto. Solo negli anni '80, con la spinta dei primi movimenti ecologisti e di associazioni varie, si è iniziato a parlare di qualità nella fruizione degli spazi urbani. E da questo punto il danno è stato senza ritorno. Infatti, a causa di un errore "ideologico", questi movimenti pur in buona fede, hanno spinto la nascita delle "riserve" umane (le cosiddette isole pedonali), dando motivo alla speculazione per fare lievitare i prezzi delle abitazioni, spingere gli abitanti non benestanti verso squallide periferie ed appropriarsi del centro storico. La spirale del valore immobiliare a questo punto è diventato inarrestabile: + valore perché meno traffico; + valore perché luogo privilegiato di vita culturale; + valore perché ben servito dai mezzi pubblici; + valore per la concentrazione di boutique di pregio; ...

La città è un organismo vivo, che muta col tempo, e come ogni essere vivente può ammalarsi. Il buon medico ne cerca le cause fisiche o psicologiche ed interviene per riattivare l’equilibrio. Pertanto l’isola pedonale, è un analgesico che fa passare momentaneamente il mal di denti, ma di certo non lo cura. Nell’isola pedonale, l’uomo non gode della sua città ma scorre all’interno di uno spazio confinato, riproducendo quel tanto beffeggiato “struscio” delle piazze paesane. Al di fuori di queste, l’uomo, al pari di un mezzo veicolare deve scorrere nelle sue corsie, attraversare ai semafori, e rispettare regole che non vadano a intralciare quello automobilistico.
Fin qui si potrebbe pensare a giuste regole che nella convivenza democratica devono essere rispettate per la libertà di tutti. Solo che nel tempo il sopravvento della circolazione automobilistica rispetto a quella pedonale ha fatto pendere la bilancia a favore della prima. Non che le regole scritte siano cambiate, ma è cambiato la percezione del diritto.

- l’uomo come "mezzo" umano non motorizzato:

L'uomo per la sua sopravvivenza ha bisogno di espletare tre funzioni fondamentali: mangiare, dormire, socializzare. Sappiamo tutti che per mangiare dobbiamo lavorare per acquistare il cibo, e che per dormire dobbiamo pagare un affitto o acquistare una casa; ma forse pensavamo che la socializzazione fosse "gratuita". Questo è vero solo in parte e solo nella prima fase di questa importante funzione umana, cioè nella conoscenza formale di un altro o altri individui, ma poi le fasi di approfondimento, nella nostra società dei consumi, avverrà per forza di cose in luoghi di consumo: bar, ristorante, palestra, cinema, teatro, centro commerciale, ecc., essendo i Luoghi (Locus amoenus) della città, adibiti o invasi ad altre funzioni a pagamento. Essendo quindi stata sostituita la visione della città come agglomerato urbano dove vive e si sposta l’uomo, con quella dove vive e si sposta l’automobile, di fatto l’uomo che si sposta a piedi può entrare di “diritto” nel codice della strada come: mezzo non motorizzato.
amministratori e cittadini:

A questo punto, gli amministratori e gli organi preposti al regolamento del traffico, al di là delle loro linee politiche, devono così gestire una sola categoria: i mezzi, che, per ricapitolare, possono essere motorizzati (auto con dentro persone) o non motorizzati (persone fuori dall’auto). E’ per questo che in alcune grandi metropoli sono stati istituiti i sensi di marcia anche per i pedoni, ma senza andare lontano ciò avviene anche in alcuni corridoi della metropolitana romana. E’ per questo che molti semafori del centro storico, nei punti di passaggio pedonale, funzionano su pochissimi secondi di verde ed il resto del tempo è impostato sul giallo. E’ per questo che panchine e fontanelle stanno scomparendo quasi dappertutto. E’ per questo che si costruiscono strade sopraelevate che costeggiano le finestre degli appartamenti.

Se accettiamo che l’uomo non cammina ma “scorre”, è facile accettare anche la seconda ipotesi, che l’uomo è un “mezzo” anche se non motorizzato. E un mezzo non si ferma ma sosta, non beve ma si rifornisce, non cammina ma scorre, e se sosta troppo a lungo intralcia il traffico. E la nostra società dei consumi gli viene incontro fornendogli i luoghi preposti a queste funzioni; naturalmente a pagamento. Se ne deduce allora che anche la socializzazione è a pagamento. E dove c’è solo guadagno non può esserci interesse per una città a dimensione d’uomo e delle sue emozioni, ma solo delle sue possibilità d’acquisto e chi non ne ha diventa invisibile.

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